Wednesday, September 22, 2010

into the wild?

come tanti sono rimasto anche io affascinato dal film "into the wild" di sean penn.

vuoi per i luoghi straordinari che il protagonista attraversa, vuoi per la splendida colonna sonora del film di eddie vedder (miglior disco dell'anno???), vuoi per gli ideali che spingono il protagonista nella sua avventura, vuoi per il fatto che quando ho visto il film non sapevo nulla della storia e soprattutto non sapevo che fosse una storia vera.



credo che la bellezza e le emozioni che questo film trasmetta siano molteplici: da un lato l'ammirazione verso questo ragazzo, che ha fatto del rifiuto verso la società la sua forza per intraprendere una piccola odissea in totale libertà. dall'altro l'invidia per la sua capacità di apprezzare e godere della bellezza della natura in cui riesce a calarsi. dall'altro il fastidio per la stupidità e l'arroganza con cui si lancia nella sua impresa finale in alaska.



contrastato da queste emozioni ho inziato a cercare su internet altre informazioni, leggere articoli, commenti, pensieri di altri su questa storia. ed anche qui ho trovato, grossomodo, le stesse reazioni provate da me. certo, c'è chi lo stima immensamente oppure chi lo definisce un ragazzotto imprudente, ma alla fine, facendo una somma di tutto, questa storia ha creato un sacco di "clamore" e tutti, chi da un lato chi dall'altro, hanno preso posizioni piuttosto forti nei suoi confronti.



a questo punto mi sono deciso a leggere il libro di krakauer da cui è tratto il film. immaginavo fosse un romanzo, invece è una sorta di analisi, scaturita da un articolo scritto dallo stesso krakauer, della storia del ragazzo, dei motivi che l'hanno portato a fare quello che ha fatto, di altri personaggi più o meno celebri che hanno compiuto imprese simili. è scritto in maniera distaccata e con stile giornalistico, quindi mette un po' da parte il lato "romazato" che invece è sempre presente nel film.



beh...leggendo il libro, il cui autore non nega l'ammirazione per chris raccontando anche di imprese simili a quella del ragazzo da lui stesso compiute in gioventù, un po' mi sono chiarito le idee. chris mc candless (pace all'anima sua) era un cretino. certo, aveva mille qualità, era un sognatore, un idealista, era intelligente, carismatico, sincero, coerente (anche se il periodo in cui lavora presso un mc donalds mi fa dubitare un po' di questo) e tutto quello che volete.

ma solo uno che non ha mai toccato con mano la natura può illudersi di poter sopravvivere in alaska per mesi interi con un fucile, un libro di bacche ed un taccuino con sopra degli appunti su come macellare ed essiccare gli animali. si dice che, nonostante le sue conoscenze pressochè nulle, sia sopravvissuto molto a lungo... ma quello che conta è che alla fine non ce l'ha fatta. e paradossalmente, da quanto sembra di poter capire, pare che non l'abbia fatta proprio nel momento in cui si era reso conto dell'assurdità del suo comportamento, quando ha cercato di tornare a casa. quando ha capito che questa estrema prova di sopravvivenza non aveva il valore che lui si aspettava e che, alla fine (come lui ha scritto), "la felicità è reale solo quando condivisa".



leggendo il libro poi si viene a scoprire che in realtà chris è morto a pochi km da una capanna dei ranger e che, se solo avesse camminato per qualche ora lungo il fiume, avrebbe trovato un posto per attraversarlo grazie ad una sorta di funivia artigianale..... insomma, gli ideali ti possono spingere a compiere grandi imprese, ma solo un'adeguata preparazione e conoscenza delle cose ti permette di portarle a termine. e andare in mezzo al nulla (si fa per dire) senza una mappa, senza cibo e senza conoscere il territorio e cose banali come il fatto che in estate i fiumi si ingrossano per lo scioglimento delle nevi non è proprio quello che si dice essere preparati ad una simile impresa.



ma nonostante questa deludente conclusione a cui sono arrivato (deludente per me, in fondo anche io sono rimasto incantato da questa storia... e l'incantesimo si è un po' dissolto), mi trovo ancora a riflettere sul coraggio e sulla forza di questo ragazzo.

oggi se per caso dimentichiamo a casa il cellulare ci sentiamo perduti.... se per sbaglio usciamo senza soldi nel portafoglio quando ce ne accorgiamo andiamo nel panico. senza il navigatore non sappiamo più dove andare. quando dobbiamo fare una gita in montagna ci portiamo viveri per un battaglione, perchè non si sa mai. l'anno scorso io sono rimasto senza acqua calda per qualche settimana, ed ero disperato. provate solo ad immaginare il caos totale in cui cadremmo in questo stesso momento se svanisse la corrente elettrica. non siamo più capaci di procurarci il cibo, nè di difenderci dal freddo, nè siamo in grado di bere acqua senza che sia stata depurata (pena la cacarella!).

chris ha vissuto oltre tre mesi senza niente di tutto questo... senza una luce di notte, senza riscaldamento, senza parlare con nessuno, senza sapere dove fosse e soprattutto senza nessuna "sicurezza" tranne un bus abbandonato in mezzo al nulla.

non so quanti di noi ci riuscirebbero.... quindi, in conclusione, grazie chris: con la tua storia forse sei riuscito a farci riflettere un po' sul mo(n)do in cui viviamo.

Thursday, September 16, 2010

Il cambiamento

questa mattina riflettevo sui cambiamenti. il cambiamento è alla base della vita. se le stagioni, le persone, le cose e tutto quello che ci circonda non cambiasse continuamente, non ci sarebbe vita. tutto cambia: a volte non ce ne rendiamo nemmeno conto, come nel caso dei cambiamenti molto lenti o di quelli rapidi, ma se anche noi stessi non cambiassimo di continuo, finiremmo per estinguerci.

il cambiamento è anche alla base della crescita: se non cambiassimo non potremmo crescere, maturare, evolverci verso stadi più alti di conoscenza (o di minore stupidità, per vederla dall'altro lato).

il cambiamento può anche essere fonte di gioia e di piacere: vuol dire imparare ad apprezzare nuove sensazioni, gustare nuovi sapori, godersi nuove emozioni.

il cambiamento può purtroppo essere fonte di tristezza: a volte i cambiamenti ci vengono imposti quando non siamo ancora pronti a riceverli, e ci troviamo costretti a subirli.

tuttavia, con le debite precauzioni, credo di essere un fan del cambiamento: non capisco quelli che votano sempre lo stesso partito, che leggono sempre gli stessi autori, che guardano sempre gli stessi programmi, che fanno sempre le stesse vacanze, che mangiano sempre le stesse cose, che ascoltano sempre la stessa musica. o meglio... non è che non li capisco: in realtà mi spiace per loro, perchè non riescono a vedere quello che si perdono.

forse, come tante cose, anche il cambiamento è una sorta di circolo virtuoso/vizioso: il cambiamento mi porta ad apprezzare cose nuove, ma nel momento in cui apprezzo cose che prima non conoscevo automaticamente sono più propenso a fare nuove esperienze... e le nuove esperienze portano inevitabilmente al cambiamento.

attenti però a non fare del cambiamento un vizio: come dicevo prima ogni cosa ha i suoi tempi, e troppi cambiamenti sono solo sintomo di instabilità. il cambiamento non deve mai essere il fine, ma sempre il mezzo. non si può decidere il cambiamento: chi decide di cambiare in realtà sta solo forzando il suo vecchio schema mentale a cose che non vi hanno a che fare... e spesso l'esito è negativo.
il cambiamento arriva non perchè voluto o cercato: il cambiamento arriva come conseguenza di tante piccole e grandi azioni quotidiane: la strada che facciamo per andare al lavoro, il libro che leggiamo mentre siamo sul cesso, la musica che ascoltiamo, le persone con cui veniamo in contatto, il posto dove mangiamo, le esperienze che decidiamo di vivere, i corsi che scegliamo di frequentare.

impariamo a goderci il cambiamento: gustiamoci il piacere di scoprire che, dopo anni in cui sosteniamo un'idea, adesso la pensiamo diversamente; organizziamo un banchetto a base di carciofi, che solo fino a pochi mesi prima non avevamo mai assaggiato; ammettiamo, dopo anni di presa per il culo, che comunque anche i bon jovi hanno fatto dei begli album.

ma per fare questo...... beh, dovremo leggere qualcosa o parlare con persone che la pensano diversamente da noi; dovremo assaggiare quei cazzo di carciofi senza i quali abbiamo vissuto benissimo fino ad oggi; dovremo rimettere su quel polveroso disco che quasi stavamo per vendere al mercatino.

e se poi ascoltando bene bene il disco di bon jovi scopriremo che in effetti fa proprio cagare come "Crossroads"..... saremo sempre in tempo per cambiare idea di nuovo.